Scrivere testi per lo studio

Redazione del testo: Gabriele Pallotti

Quando si parla di studio, si pensa di solito alla lettura, o all’ascolto, cioè alle competenze ricettive. In realtà, questo presuppone un modello tradizionale di studio, molto passivo, in cui lo studente incamera conoscenze trasmesse dal libro o dall’insegnante: ascolta la spiegazione, legge una o più volte il libro e, durante la verifica, mostra di avere memorizzato (e, si spera, anche capito) qualcosa.

In realtà, questo tipo di attività è frequentissima a scuola, ma praticamente assente nella vita, dove nessuno ci chiede di memorizzare contenuti che si trovano già disponibili altrove: nella vita, personale e professionale, serve molto di più sapere trovare informazioni per poi rielaborarle, quasi sempre per iscritto, in sintesi, rapporti, ricerche, relazioni. Insomma, nella vita quotidiana spesso si legge per scrivere qualcosa, e quasi sempre si scrive dopo avere letto qualcosa: le due attività sono dunque strettamente intrecciate.

Anche a livello psicologico esistono paralleli tra lettura e scrittura, e l’elaborazione cognitiva dell’una segue un percorso complementare rispetto all’altra. Nel leggere, si parte dalla decodifica dei grafemi, interpretati come fonemi che formano parole e frasi; queste sono viste formare dei testi, da cui si estraggono idee, che vengono elaborate prima nella memoria di servizio, per dare loro coerenza, e che poi si sedimentano nella memoria a lungo termine, oppure vengono trascritte. Nella scrittura, si parte da alcune idee contenute in memoria o raccolte attraverso la lettura, che vengono organizzate in modo da poter produrre un testo coerente, composto da diverse frasi coese tra loro; queste, a loro volta, sono costituite di parole organizzate secondo regole morfosintattiche, che vengono poi trascritte come sequenza di grafemi.

Nei due percorsi di elaborazione cognitiva appena accennati, è importante sottolineare l’importanza del piano delle idee, che devono costituire l’imprescindibile punto di arrivo della lettura e il punto di partenza della scrittura. Troppe volte, purtroppo, gli studenti leggono per memorizzare frasi e brandelli di testo, qualche parola, qualche nozione, ma non estraggono veramente le idee; quando scrivono, cercano di produrre belle frasi, ma spesso non sanno nemmeno loro cosa scrivono, ripetono luoghi comuni e frasi fatte, legano pensieri per libera associazione, senza svolgere un vero lavoro preliminare sull’ideazione e l’organizzazione concettuale. Insomma, tanto nella lettura quanto nella scrittura, si rimane al livello superficiale delle parole e delle frasi, senza incidere su quello più profondo delle idee. Talvolta è la scuola stessa ad avere qualche responsabilità: nelle verifiche basate sulla memorizzazione, non si dà sufficiente importanza ai reali processi di comprensione e integrazione delle idee, o meglio, questo viene considerato il livello ‘di lusso’, per gli studenti bravi, mentre dovrebbe essere il punto di partenza irrinunciabile per tutti, su cui far svolgere numerose esercitazioni sull’abilità di comprensione ed elaborazione delle idee, indipendentemente dalla memorizzazione. Parimenti, nella didattica della scrittura si insiste molto sulla forma di parole e frasi, e persino dei grafemi (l’ortografia), con un’attenzione quasi ossessiva a dettagli stilistici come la ripetizione, mentre ci si preoccupa molto meno di assicurare la qualità dei testi sul piano della selezione e organizzazione dei contenuti.

Anche se non si dovrebbe dare troppa importanza alla memorizzazione dei contenuti come obiettivo pedagogico, le ricerche di psicologia mostrano in ogni caso che la memoria è data dalle tracce lasciate da attività cognitive: tanto più impegnativa e sostenuta l’attività, tanto più durevole la traccia. La lettura ripetuta, che per molti studenti è il principale metodo di studio, non è un’attività cognitiva particolarmente intensa e lascia tracce deboli, che si cancellano dopo pochi giorni. Al contrario, un lavoro attivo di raccolta e rielaborazione delle informazioni, come accade quando le si deve (ri)scrivere, produce tracce molto più profonde e durature.