Insegnare a usare e interpretare i tempi passati

Insegnare a usare e interpretare i tempi passati

Silvia Cattani, Gabriele Pallotti, Fabiana RosiPrincipi didattici dei percorsi sui passatiMotivazioni del percorsoLa scelta di incentrare il percorso didattico sui diversi tempi del passato muove da una serie di considerazioni: – l’esigenza di distinguere gli usi e le funzioni di forme verbali che i bambini conoscono bene, poiché frequenti nel linguaggio quotidiano e acquisite presto nello sviluppo di L1 e L2, ma che spesso utilizzano in modo confuso nei testi che producono;- l’opportunità offerta dall’opposizione fra passato prossimo e imperfetto di stimolare nei bambini la curiosità sul funzionamento della lingua e le riflessioni sulle regole grammaticali a partire dalle frasi che loro stessi hanno prodotto;- l’importanza di approfondire le differenze fra passato prossimo e passato remoto alla luce della linguistica contemporanea sulla distinzione fra diversi generi testuali e sulla variazione regionale della lingua italiana;- la rilevanza dei tempi verbali all’interno delle narrazioni come elementi di coesione, ovvero le componenti linguistiche che rendono un testo coerente e ben organizzato.Obiettivi generali dei percorsi sul sistema del passatoDopo la presentazione delle diverse forme dei tempi passati (passato prossimo, passato remoto, imperfetto), le attività si concentrano sugli usi di questi tempi verbali. Si presenta così l’opposizione fra passati perfettivi, che esprimono azioni compiute come il passato prossimo e il passato remoto (“Maria ha mangiato/mangiò una fetta di torta”), e l’imperfetto, che descrive un’azione in corso di svolgimento, continua o abituale (“Maria stava mangiando una fetta di torta quando è squillato il telefono”/ “Maria mangiava una fetta di torta tutte le domeniche”). Molta attenzione è data anche alla distinzione fra passato prossimo e passato remoto in diversi tipi di testi, quali l’articolo di giornale e la fiaba. Infatti, diversamente da quanto si legge su molti manuali scolastici, la differenza fra il passato prossimo e il passato remoto risiede nell’indicare rispettivamente azioni compiute che hanno un effetto sul momento in cui si parla ed azioni compiute che non hanno legame con il momento in cui si parla, piuttosto che eventi accaduti in un passato più vicino o più lontano. La presentazione delle funzioni dei tempi verbali serve anche a far comprendere ai bambini, italiani e stranieri, che in un testo occorre scegliere attentamente le forme del passato, che non possono sovrapporsi confusamente ma vanno selezionate in modo coerente in base al tipo di testo e alle caratteristiche dell’evento che si sta indicando.Nelle attività didattiche si parte dall’uso dei tempi passati e poi, con la guida dell’insegnante, si portano i bambini a riflettere sui motivi che li hanno indotti a scegliere determinati tempi verbali, potenziando la loro curiosità, le capacità di confronto di dati ed opinioni, di ragionamento astratto e di verifica delle ipotesi con esempi concreti ed autentici.Si tiene inoltre conto dei seguenti principi operativi.· non fornire agli allievi spiegazioni decontestualizzate sull’uso del passato prossimo e dell’imperfetto, né fornire a priori una ricca terminologia metalinguistica preconfezionata, ma dare loro ricco input su entrambi i tempi in contrasto e, contestualmente, garantire molteplici occasioni di output. La terminologia metalinguistica emergerà dal lavoro di riflessione e scoperta e si limiterà ai termini strettamente necessari, commisurandone la complessità all’età degli alunni.· come suggeriscono gli studi acquisizionali, presentare prima il passato prossimo e poi l’imperfetto: infatti, nel passato prossimo le categorie di tempo e aspetto convergono, caratterizzando l’azione come trascorsa e compiuta, mentre nell’imperfetto divergono, delineando l’azione come trascorsa ma indeterminata (incompiutezza nel passato); · come suggeriscono gli studi acquisizionali, presentare il passato prossimo prima nei suoi usi prototipici, ossia con verbi telici e puntuali (ad esempio, rompere, cadere), poi, e progressivamente, nei suoi usi periferici, ossia con verbi durativi (ad esempio, dormire, correre); · non stigmatizzare gli errori dovuti a regolarizzazioni analogiche, perché, nonostante siano deviazioni dalla norma, testimoniano lo sviluppo nell’apprendente di L2 della competenza linguistica (ad esempio, ho piangiuto, ho prenduto, ho spremato le arance); tuttavia, allo stesso tempo, esporre l’apprendente alla forma verbale corretta della lingua d’arrivo (ho pianto, ho preso, ho spremuto le arance).