La raccolta di interlingua attraverso un task permette di verificare l’emergere e il consolidarsi di varie strutture linguistiche. I task sono normalmente orali, perché in questo modo si può valutare l’interlingua più spontanea, senza l’interferenza di ulteriori competenze come quelle legate al mezzo scritto. In effetti, la scrittura può da un lato ostacolare la performance, perché richiede ai bambini uno sforzo cognitivo in più legato all’ortografia e al rispetto delle convenzioni stilistiche e grafiche; d’altra parte, per chi sa già scrivere bene, la modalità scritta risulta invece facilitante, perché dà più tempo per pensare a regole apprese esplicitamente e non ancora del tutto interiorizzate. Per questi motivi, è importante raccogliere dati orali. Tuttavia, essi possono essere affiancati anche da quelli scritti.
Presentiamo ora alcuni dei task utilizzati nella sperimentazione.
Conversazione libera
Si comincia con una conversazione libera, in modo da far sentire il bambino a proprio agio. Quando possibile, già in questa fase si possono porre domande in modo tale da introdurre le tematiche che verranno affrontate nella seconda parte, più strutturata, dell’intervista: si può ad esempio chiedere all’apprendente di parlare liberamente di sue esperienze precedenti, di sé, della famiglia e dei compagni, di oggetti significativi, in modo da osservare la produzione di linguaggio riguardante esperienze personali e fatti decontestualizzati.
Racconto di eventi passati
Questa parte, che può essere collegata senza soluzione di continuità all’intervista iniziale, riguarda eventi passati e ha lo scopo di far produrre verbi al passato, oltre a valutare la capacità di decentramento. Per stimolare la produzione di passati prossimi sono utili domande come Cosa hai/avete fatto domenica, ieri, durante le vacanze, quando siamo andati a teatro? Per stimolare la produzione di imperfetti si porterà la conversazione su azioni abituali nel passato, chiedendo ad esempio Cosa facevi/facevate all’asilo, quando eri in Albania, quando eri più piccolo, l’anno scorso a scuola? Sarebbe importante che il bambino non parlasse solo di sé, in prima persona singolare, ma anche di altri (amici, familiari, compagni), usando quindi diverse persone del verbo.
Descrizione di un’immagine
Vengono fornite alcune immagini di complessità variabile (la fattoria, i tavoli) in base al livello linguistico e cognitivo, chiedendo di descriverle. L’immagine può essere accessibile alla vista di entrambi i partecipanti, ma per rendere la situazione più stimolante dal punto di vista comunicativo sarebbe opportuno che chi ascolta non potesse vederla.Si possono immaginare quindi vari stratagemmi: chiedere al bambino di reggere il libro davanti a sé, erigere uno schermo tra il bambino e l’adulto, mettere l’adulto di spalle. Chi ascolta potrebbe anche cercare di riprodurre l’immagine descritta disegnandola, oppure scegliendola tra una serie di immagini simili che ha davanti. In questo modo la descrizione diventa un vero e proprio task comunicativo.
Durante la descrizione, l’adulto può parlare, ma deve fare interventi brevi e generici, volti a rassicurare il bambino (sì, va bene, okay, allora, ci sono due persone vicino alla casa), a stimolarlo se si ferma (e poi? cosa c’è ancora? ci sono altre cose?), a chiedere chiarimenti (scusa non ho capito bene; me lo dici ancora che non ho sentito?) a scherzare e sdrammatizzare (che disegno difficile, non so se sono capace! sei bravissimo! chissà cosa salta fuori…). In ogni caso non bisogna fare domande precise di contenuto, del tipo di che colore sono gli alberi? quante persone ci sono vicino al giornalaio? cosa c’è in basso? Il bambino parlerà finché ha qualcosa da dire; se dopo qualche invito a proseguire non ha nulla da aggiungere, ci si fermerà. Se non conosce le parole precise per indicare un oggetto, lo si incoraggerà a dirlo in altri modi, ad esempio con una perifrasi (l’edicola può diventare una casa coi giornali, un giornalaio, una casina verde). Naturalmente non si correggerà in alcun modo la sua versione: ad esempio se descrive l’edicola come un gelataio, una tenda, un circo o quello che vuole, noi disegneremo una tenda, un circo ecc. Gli unici casi in cui si interverrà sarà quando ciò che dice è talmente incomprensibile da pregiudicare la comunicazione: si chiederà allora come hai detto? cosa c’è vicino all’albero? [se ha menzionato un albero].
Questa attività ha l’obiettivo di stimolare la produzione di nomi, aggettivi e sintagmi nominali, oltre a strutture presentative ed esistenziali.
Racconto di una storia per immagini
Viene presentata una storia per immagini, ad esempio Frog where are you? (Meyer 1969) o le vignette sul pesce. La si lascia al bambino per un po’ di tempo, chiedendogli di guardarla con calma, perché poi dovrà raccontarla all’adulto; nel frattempo questi guarda altrove, scrive, si distrae. Poi bambino e adulto si mettono uno di fronte all’altro, il bambino terrà il libro di fronte a sé, sollevato per evitare che indichi troppo le figure con il dito, e racconterà la storia all’adulto.
L’attività favorisce la produzione di sequenze narrative e descrittive.
Racconto di un filmato
Il bambino guarda un breve filmato e lo racconta all’adulto per fargli capire cosa succede. Per rendere ilt ask più comunicativo, è bene che l’adulto non guardi il video insieme al bmabino: dopo avere avviato la riproduzione siederà dall’altro lato dello schermo del computer, oppure si distrarrà in qualche modo. Finita la visione, il bambino racconterà la storia nel modo più preciso possibile.
L’attività serve per valutare la capacità di narrazione e la descrizione accurata di personaggi ed eventi, con particolare attenzione alla resa di atteggiamenti e intenzioni.
Storia del bambino e del suo cane
Riassunto dell’episodio: in una giornata d’inverno, un cane si sveglia e si accorge che tutto è gelato. Chiama il suo padroncino, che gli mette un cappottino e una sciarpa, e insieme vanno a pattinare in un laghetto. Il cane inizia a pattinare, mettendo un po’ di paglia negli scarponcini che gli stanno larghi. Poi tocca al bambino, ma, mentre questi sta pattinando, il ghiaccio si rompe e cade nel il lago. Il bambino cerca aiuto: il cane trova una scala e prova ad aiutarlo, ma la sua zampa non arriva alla mano del bambino; si toglie la sciarpa che ha al collo e la lancia al bambino che la prende. Scampato il pericolo, i due ritornano a casa: il bambino si rifugia al caldo in casa mentre il cane ritorna nella sua cuccia.
Storia delle pere (The pear story, di Wallace Chafe)
Riassunto dell’episodio: Un contadino sta raccogliendo delle pere su un albero. Passa un ragazzino e ne sottrae un cesto, caricandolo sulla sua bicicletta. Nell’andarsene incrocia una ragazzina, anche lei in bicicletta, e proprio in quel momento gli vola via il cappello. A causa di queste distrazioni non vede un sasso sulla strada, vi inciampa e cade, rovesciando tutte le pere. Tre bambini arrivano e lo aiutano a raccoglierle. Mentre si stanno allontanando, uno di loro trova il cappello del bambino e glielo ridà. Lui, in cambio, dona una pera a ciascuno. I tre bambini passano accanto al contadino, mangiando le pere. Il contadino si accorge della sparizione del cesto e li guarda perplesso.
Altri video usati nella sperimentazione si trovano sul canale Youtube ‘Osservare l’interlingua‘